giovedì 3 dicembre 2015

GDR by forum - prima parte

Prima di tutto tranquillizzo i lettori meno volenterosi: il pezzo sembra lungo, ma una parte di esso è – per così dire - “opzionale”: il vero e proprio articolo risiede nella prima parte del brano che segue.


Molti di voi si chiederanno se non vi sia un oscuro significato dietro il titolo; altri avranno saputo fare (per esperienza, non per altro) la giusta operazione lessicale e avranno sciolto l'acronimo – Gioco Di Ruolo - senza però comprendere appieno quel "by forum" che lo segue. Altri ancora, infine, sanno già di cosa sto parlando. A questi ultimi chiedo di avere un po' di pazienza; ai restanti, invece, spiego brevemente di che si tratta.


Avete presente un normale "Gioco di Ruolo"? No, non mi riferisco a quello che si svolge tra le lenzuola (oddio, a suo modo...), ma a qualcosa di più semplice e conviviale: un gruppo di persone (amici, parenti, fan di Hugh Jackman, vedete un po' voi) si raduna e prende parte a un'attività che ha tutte le caratteristiche di un gioco di società, ma in cui il supporto materiale è ridotto al minimo indispensabile e la fantasia fornisce visione e concretezza all'ambientazione. Fra di essi, solitamente, un individuo più esperto, o più portato di altri per la regia e l'improvvisazione, svolge il ruolo di arbitro e narra le premesse di una storia. I protagonisti saranno interpretati dai rimanenti componenti del gruppo, in una messa in scena fatta di immedesimazione, recitazione e tiri di dadi per simulare l'esito delle proprie azioni. Sul bisogno di mantenere credibili le vicende dei personaggi – e sulla promessa di non lasciar trapelare la presenza dei giocatori dietro le loro riflessioni e il loro modus operandi – si basa il patto narrativo e l'intero impianto ludico.


Assoluta libertà, ricreazione, coinvolgimento, straniamento sano (anche se solo temporaneo) dalla vita di tutti i giorni e tempo di qualità: il "Gioco Di Ruolo" nasce come un sistema di intrattenimento tra amici che si prefigge proprio questi obiettivi. Naturalmente, poi, l'interpretazione dei ruoli è divenuto un fattore secondario e la scena è stata progressivamente conquistata dalle regole (spesso articolate e variegate) che governano il gioco. Queste permettono una caratterizzazione parziale, ma convincente del proprio alter ego e delle dinamiche che ne regolano le azioni.

La gestione sempre più completa delle caratteristiche del proprio personaggio ha permesso uno spostamento del genere anche sui Videogames, dove - per venire incontro alle esigenze di una modalità single player (e ricordo che un tempo "multiplayer" significava soltanto "usare un secondo joypad per cooperare o misurarsi con un amico) - la trama procede lungo binari prestabiliti e il personaggio si limita a prendere parte ai combattimenti che ne centellinano la narrazione.


Senza nulla togliere a questo genere di esperienza, sempre più diffusa e variegata (tanto che ormai si fa fatica a parlare di GDR ed occorre riferirsi a "generi contaminati"), di certo la sua versione più classica ha trovato linfa vitale negli incontri tra amici di intere generazioni e nella produzione di sistemi di gioco sempre più numerosi, ponderati, ricchi di dettagli. Le ambientazioni, create ad hoc o prese in prestito da libri famosi, fumetti o noti brand, hanno aggiunto la varietà necessaria a rendere sempre più vasto ed esplorabile questo particolare universo ludico (basti pensare alla fortuna dei vari D&D o Mondo di Tenebra).


Tuttavia, è su una branchia relativa a questo macro-genere che voglio concentrarmi più nello specifico: il GDR by forum, ovvero il Gioco di Ruolo attuato per mezzo dei noti luoghi virtuali di discussione.

Non è facile, di primo acchito, immaginare come tutto possa svolgersi tramite discorsi e descrizioni elaborati per mezzo di “testi scritti”, piuttosto che di persona: manca l'immediatezza del dialogo e la spontaneità delle reazioni dal vivo. Un'attenta riflessione, tuttavia, svelerà come non vi sia, in effetti, grande differenza. Certo, i tempi sono molto dilatati e l'insieme di regole necessarie a giocare dovrà tener conto delle dinamiche di un forum e delle sue ristrettezze: ecco dunque che questo dovrà essere provvisto di diverse sezioni appositamente ideate per mettere ordine nell'ambientazione e per permettere così una chiara gestione delle parti IN-game (ovvero riguardanti il gioco vero e proprio) e OFF-game (ovvero ciò che lo accompagna, sia nel caso di contenuti che ne permettano la fruizione, sia per il materiale completamente avulso dal sistema ludico).

In tutto ciò, svolgono certamente un ruolo principe i topic concernenti il regolamento vero e proprio (sia del gioco, che generali, per stabilire il corretto comportamento degli utenti) e quelli contenenti le singole schede dei personaggi dei giocatori.


Per poter procedere nell'avventura (ovvero nella “quest”) è necessario che qualcuno svolga, anche in questo caso, il ruolo di narratore e di arbitro (spesso i due incarichi coincidono nella figura di un “master”): tali persone ricoprono generalmente il ruolo di staffer, all'interno del forum, ponendosi in una posizione gerarchica (fittizia, certo) più alta rispetto a quella dell'utente medio, ma col compito di sorvegliare il corretto svolgimento del gioco da parte di tutti i partecipanti. Già, perché solitamente a partecipare a un GDR by forum non sono poche anime sparse, ma un buon numero di persone che intrecciano le storie di loro invenzione in continuità con una trama generale.

Ne risultano, dunque, una moltitudine di racconti, anzi: le si potrebbe definire tante piccole saghe amatoriali, racchiuse in un unico macro-mondo narrativo.


Senza insistere ulteriormente sugli aspetti tecnici, che pure dovevano occupare la gran parte di questo mio primo pezzo sul genere, finisco anticipando che il prossimo pezzo sarà sugli elementi più sfuggenti, emotivi e variegati di questo splendido mondo: l'esercizio di scrittura creativa, l'esperienza ludica e il coinvolgimento sociale (e personale) di ogni singolo giocatore.


Per concludere, così come ho introdotto l'argomento, allo stesso modo voglio dare un assaggio di ciò che è possibile fare (e leggere) sui GDR by forum, presentando un pezzo scritto appositamente per uno dei contest preparati sul luogo virtuale in cui gioco da ormai due anni (che, detto in tutta onestà, è solo la punta dell'iceberg della mia lunga carriera di “ruolatore”, by forum e non).


Il personaggio protagonista è quello da me creato e utilizzato su “One Piece GDR” (il link è in fondo al testo), le altre comparse sono citazioni di PG utilizzati da altri utenti, mentre la vicenda raccontata non è in continuità con la storia principale, ma inventata appositamente per l'occasione.




A suo modo, il racconto può essere letto senza il bisogno di sapere di cosa tratti il manga One Piece di Eiichiro Oda, a cui il GDR è ispirato.


Buona lettura!








"Diario di Bordo del capitano Derek James Coogan

19 settembre, anno X

La data non è precisa, lo so bene. Per alcuni capitani – pirata e non – questa sarà un’onta alla categoria, ma francamente me ne frego, ormai. Sono passati sicuramente alcuni anni da quando abbiamo attraversato la Reverse Mountain: le cose procedevano più lentamente, una volta. Persino i viaggi, nella prima parte della Rotta, sembravano avvenire con più lentezza. Ora, invece, tutto sembra accelerato, rapido, persino troppo veloce per restare al passo, troppo repentino per comprendere da che parte girare il timone. Sembra quasi che una corrente marina abbia preso vita e ci abbia prescelto, appiccicandosi come uno sputo catarroso al legno marcio della nostra carena. Non sono un carpentiere, ma credo che non occorra chissà quale scienza per capire che potremmo colare a picco da un momento all’altro. A volte, anzi, mi pare quasi di sentire il crepitare soffocato dei vermi e dei molluschi che scavano nel legno, là sotto. Non è l’unica cosa che sento, comunque: non è stata solo la fortuna a condurmi fino a qui.
Le voci mi parlano ancora. Non hanno mai smesso.
So che è il 19 settembre, se non altro. Ho incontrato un’altra nave pirata, su quest’ultimo tratto di mare. Ci siamo sparati un po’ a vicenda e abbiamo dato il via alla “vanteria” (prima o poi capirò chi ha voluto dar un nome simile a questa pratica barbara), ma come accade di solito tra filibustieri, né io né l’altro capitano pirata abbiamo voluto rischiare uomini e vascello per un bottino misero. Ci muovevamo troppo svelte, al soffio del vento, per essere cariche di qualcosa.
Quando ci siamo avvicinate abbastanza per essere a portata di arrembaggio, è cominciato lo scambio di informazioni. Io ho chiesto quale giorno fosse; niente anno, purtroppo. Loro avevano perso la rotta.
Idioti, non sanno che per di qua ci si avvicina a Raftel. Ho dato loro il nome di un’isola inventata, tanto per essere sicuro che continuassero dritti per dritti: senza la giusta preparazione finiranno in un Maelstrom o una risacca e, beh… Non credo sentiremo più parlare del pirata “Sventura”.

2 ottobre

Il viaggio continua, gli uomini iniziano a chiedersi come faccia a sapere quale rotta seguire. Sono dei curiosi figli di bagascia, ma non mi piace mentire a Frederik, Keris e Deman. Erano con me all’inizio del viaggio, quando Malizia era stata appena varata. Il signor Reeves, però, è più sveglio e meno menefreghista degli altri due: feci bene a farlo Vice, ma adesso inizio a temere in un suo ammutinamento. Il ragazzo sa il fatto suo, per cui temo possa capire che non c’è nessuna mappa.
Le voci sono state sempre la bussola migliore, non posso smettere di credere in loro proprio adesso. Ci porteranno a destinazione di certo e dopo saremo ricchi, ricchissimi. E famosi.
Deman si è anche lamentato delle scorte, perché sta finendo tutto e non abbiamo più molto da mangiare. Dei del mare, lo so bene anche io, che crede? Persino l’inchiostro con cui vergo queste pagine è agli sgoccioli.

17 ottobre.

È finito tutto, non abbiamo più nemmeno le gallette che usavamo per dar da mangiare a Bibì. Quello stupido pennuto se n’è andato via prima che le cose si complicassero: ho la sensazione abbia intuito che fine avrebbe fatto se fosse rimasto appollaiato sulla mia spalla. Dannato uccellaccio, avrei dovuto spezzargli le ali quando potevo.
Mi pento quasi di aver gettato la carne marcia in mare, forse ora avremmo potuto usarla come esca per pescare. Tutto sommato, però, è stato meglio così: queste acque pullulano di mostri marini enormi che non credo saremmo in grado di abbattere e quegli stupidi dei miei uomini avrebbero finito per mangiarsi quel putridume per la fame. Ho visto cosa fa la carne marcia alle persone: non voglio trovarmi col ponte di Malizia completamente coperto di vomito e merda.
Ho fame anche io, ad ogni modo.

24 ottobre

Finalmente abbiamo mangiato carne. Non sono fiero di averlo fatto, ma non avevamo altra scelta: le poche, pochissime cose che siamo riusciti a tirar su da questo mare nero erano a malapena commestibili ed avevano la consistenza delle meduse. Bah, forse lo erano.
Si vede sempre meno l’orizzonte. Ci stiamo avvicinando a Raftel e tutto si sta facendo più opaco.
Ah, nota a margine.
Deman non ce l’ha fatta. Era un pericolo per la mia autorità, fra le altre cose: dubito sarei riuscito a ucciderlo in uno scontro alla pari, per cui è stato un bene che abbia sbattuto la nuca scivolando per sbaglio. Credo per sbaglio. Non ricordo bene e non mi importa.
In fondo, era un bravo ragazzo… ed era anche buono. Non sono fiero, ma non tutti sanno fare di necessità, virtù.

27 ottobre

Ho finito l’inchiostro. Ormai scrivo col catrame – tanto non credo che riusciremo mai a trovare una secca in cui fermarci a rivestire la carena. Durerà poco anche questo. È sempre più buio qua e sto facendo preparare delle torce da appendere a poppa e prua, a vedere se riusciamo a fare un minimo di luce. Il mare non contribuisce a rendere l’ambiente meno cupo: non fosse per il rollare della nave, potrei persino credere che ci siamo persi nel nulla più totale.
Non ho ancora scorto le nebbie di Raftel, ma sento già il loro odore. Le voci mi suggeriscono che ci siamo quasi e che c’è la nave del Folle qui vicino. Jason e i suoi sono stati validi alleati in passato, la ciurma del Clit è sempre piaciuta a quegli scavezzacollo dei miei. Sarà un piacere scambiare un po’ di chiacchiere con chi di loro è sopravvissuto.

28 ottobre

Il Folle è diventato tale di fatto: il nomignolo che gli avevo dato io non voleva certo far leva sullo spettacolo che mi sono trovato di fronte.
La Clit Eastwood era a pezzi, spezzata a metà… eppure galleggiava ancora. Frederik e Keris non avrebbero voluto salire a bordo per controllare, ma ho promesso al primo di dimostrargli personalmente come le cose morte restassero a galla, mentre il secondo ha praticamente smesso di lamentarsi da quando siamo stati costretti a mangiare carne di un nostro simile.
Comincio a temere un poco anche per le voci che sento.
Di sicuro doveva sentirle anche il capitano Hopewill, e le sue erano probabilmente meno accomodanti delle mie: alcuni degli uomini erano stati incatramati e coperti di piume, soffocati da quella colla nera. Altri erano stati appesi a testa in giù, in coperta, e fatti dissanguare alla stregua di maiali. Bob – dei, mi ricordo del buon Bob come fosse ieri – non era mai stato un tipo loquace, ma qualche risata se l’era fatta anche lui, al nostro primo incontro. Ora non ride più: legato mani e piedi, è stato farcito con chissà cosa e cucinato come un tacchino ripieno da Tritio.
Jason, freddo e decomposto, se ne stava tranquillamente spaparanzato sul ponte. Parole folli, incise qua e là sulle assi, avevano consumato sia il suo coltello che le sue unghie.
Quando siamo tornati sulla malizia, eravamo così sconvolti che non ce la sentivamo nemmeno di parlarne.
Perché diavolo sto scrivendo tutto questo?

30 ottobre

Non è stato facile capirlo, ma credo che noi si sia già a Raftel da un bel po’. La nebbia che circonda questi luoghi non ha lo spessore della foschia, ma annulla la luce. Sento l’odore.
Credo sia lei ad averci avvelenato il cervello, ad aver spinto tutti a fare quello che abbiamo fatto.
Frederik, ieri notte, si è gettato in mare. È sparito mentre nuotava, illuminato a malapena dalle torce: non so cosa l’abbia preso, ma è chiaro che c’è qualcosa lì sotto.
A questo punto avremmo già dovuto essere al centro dell’All Blue, e forse è così: un tratto di mare che fa da casa per il più terribile dei mostri. Una tana.
Le voci nella mia testa credo dipendano da lui. A volte mi sembra che queste agiscano su di me, costringendomi subdolamente a fare ciò che vogliono.
Scrivere questo diario, continuare nella navigazione.
Probabilmente la fine che mi attende è quella di Jason, o forse farò da vera e propria cena per la creatura. Non ho più visto Setsuna, dev’essere stato l’antipasto.
Le voci continuano. Non siate sciocchi, nel giudicarmi: non ho più potere né controllo, temo. Voglio portare quell’essere con me, però. Domani scendo.
Keris dice che non dovrei: domani è un giorno speciale, secondo la tradizione pirata, il giorno in cui il mare si ciba dei vivi e apre la via ai morti. Me ne frego, anzi: voglio farlo proprio per questo.
Ho la sensazione che il mostro stia aspettando quel giorno apposta. Magari è per questo che Jason non è stato mangiato.


31 ottobre

Scrivo col sangue. Non il mio, per sfortuna di Keris, ma manca poco ormai.
Mi sono buttato là sotto, mi sono buttato nel mare nero che tiene sospesa la mia nave. E l’ho visto.
Non c’è mai stata nessuna corrente… è sempre stata lei.
Ricordo il poco che le torce hanno saputo svelare da sopra la superficie, mentre i miei polmoni si riempivano di morte e io affogavo per la sorpresa. Si è attaccata alla carena e ci ha portati fin qui.
Ecco perché nessun mostro ha mai osato osteggiarci; ecco perché abbiamo proceduto con tale rapidità.
Lei ci ha condotti fino al suo nido.
Non ho visto molto: due occhi informi, come due oscure sfere di morte. Un lungo corpo serpentino contornato da tentacoli – o erano zampe? – e una bocca. Non fauci piene di denti, ma un becco affilato e lungo, coperto di carne molle. Sulla punta, una cavità oscura tramite cui risucchiarmi.
Non l’ha fatto.
Dovevo prima scrivere… perché vuole che scriva ancora?
Lo One Piece è una sua invenzione, immagino. Con queste mie ultime righe, io sto spezzando ogni sogno di ogni pirata.
Basta. È finita. Addio.





AH, CHE SOLLIEVO! NON CREDEVO FOSSE SOLO UNA PROVA!
LO ONE PIECE ESISTE DAVVERO, UNA RICCHEZZA INFINITA! HO SUPERATO LA SFIDA, ERA TUTTA UNA FARSA!
PURTROPPO, PER UN SOLO UOMO È DECISAMENTE TROPPO DA PORTAR VIA.
A CHIUNQUE TROVI QUESTO DIARIO: NON TEMERE.
RAGGIUNGIMI PRESTO, PRIMA CHE QUALCUN ALTRO CI SOFFI IL TESORO DALLE MANI!
CREDIMI, NON TE NE PENTIRAI!"






Link al forum: http://www.onepiecegdr.eu/forum/

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