sabato 19 settembre 2015

BloGame VIII

Ed eccoci qua, il nuovo capitolo del BloGame. Senza troppi preamboli, entriamo nel vivo dell'ambientazione! Ecco la sinossi di ciò che è successo fino ad adesso (per leggerla, occorre evidenziarla col mouse: come al solito, cerco di evitare spoiler a chi è rimasto indietro con la storia).

[Beas – la protagonista del nostro BloGame – si è risvegliata nella casa del guaritore Leos Dobber dopo una lunga fuga dagli inseguitori al servizio di Evansel, l'entità che lei e i suoi compagni hanno cercato di eliminare. Sopravvissuta alla maledizione del dio-mostro, le sue abilità si sono potenziate, amplificandole i sensi e le forze, ma anche le emozioni più feroci. Ne ha fatto le spese Zalk, “Fantasido” delle favole – o, più correttamente, "Telecineta" – inizialmente sospettato di essere un sicario sulle tracce di Beas. Salvato dal linciaggio della nostra eroina da Leos, ha poi dimostrato di essere un vecchio amico del guaritore e insieme a questo ha preteso spiegazioni sull'identità della ragazza e gli eventi che l'hanno trasformata nella spietata combattente della sera precedente.

Avete scelto di far raccontare a Beas la sua storia, omettendo però l'identità del mostro che l'ha maledetta e i dettagli più compromettenti!]

Buona lettura a tutti!



La Maledizione (parte 5)


Leos e Zalk ascoltarono in silenzio quello che Beas aveva da raccontare: parlò del suo gruppo, di Dalkas, della loro missione per distruggere un terribile mostro e di come questi li avesse maledetti. Non si sbottonò troppo sui particolari e omise di dire che si trattava di Evansel. Per quanto ne sapesse, i due potevano esserne degli adoratori.
Al contrario, non lesinò i dettagli circa la sua trasformazione e la nuova condizione in cui si trovava.
Quando ebbe finito, lo sguardo di Dobber e del Telecineta erano fissi su di lei, increduli.
Lo sapevo. Non si fidano...
Prima che la ragazza potesse innervosirsi, però, il guaritore si schiarì la gola e le sorrise.
«Va bene, capisco.»
«Capisci?» gli fece eco Zalk, meno accomodante.
Persino Beas si sorprese di quell'affermazione.
«Davvero mi credi?»
«Hai detto la verità, no?» gli chiese il vecchio di rimando e lei annuì.
Certo, aveva omesso alcuni punti essenziali, ma non poteva dire di aver mentito.
«E di che mostro si tratta, lo sai?»
Beas spalancò gli occhi, spiazzata da quella domanda. A ben pensarci, era solo logico che venisse posta.
«Io... ecco, non lo so. Dalkas ci guidava, ma teneva gran parte delle informazioni per sé.»
Quella bugia faceva leva su un lato del carattere del suo amato che, in effetti, era del tutto reale, ma il capogruppo aveva sempre condiviso le nozioni essenziali. Al massimo, visto il suo modus operandi, poteva aver sorvolato sui particolari superflui.
Zalk non parve bersi la menzogna, ma Leos annuì con un'espressione insondabile sul viso. Non era certa che le credesse, ma di sicuro aveva deciso di fare almeno finta.
«Molto bene, anche se non sono sicuro che questo giochi a nostro favore. Nella mia carriera ho curato malesseri e ferite inferte da molti tipi di mostri, ma non ho mai nemmeno sentito parlare di una cosa del genere. Dovrò fare ricerche. Nel frattempo, sarà meglio che tu impari a controllare queste tue nuove capacità e le emozioni che ti suscitano.»
Beas scosse il capo, ancora più confusa di prima.
«Ma non so come fare, io non ci capisco niente esattamente come voi.» poi, istintivamente, allungò la mano per afferrare quella del suo salvatore.
«Tu puoi aiutarmi?»
«Io no, per ora.» rispose secco lui «Studiando il tuo caso, però, forse troverò qualche notizia utile. Comunque, prima che tu te ne vada, ti procurerò degli infusi che ti aiuteranno a calmarti quando e se ti sentirai... strana, diciamo.»
Di quel discorso, la ragazza maledetta recepì soltanto il fatto che dovesse andarsene.
Ma certo, che ti aspettavi? Per quanto gentile, è pur sempre un vecchio guaritore. Lui cura le persone finché non sembrano abbastanza in forma da poter riprendere le loro strade.” la delusione le serpeggiò sul viso e, pur senza velarle gli occhi di lacrime, la imbronciò e demoralizzò.
«Capisco, allora farò in modo di tornare a trovarti.»
Leos scosse il capo, sempre sorridente.
«Non fraintendermi, non voglio che tu te ne vada. Tuttavia, hai bisogno d'aiuto e io so chi può dartelo.»
Quindi, si volse lentamente e fissò Zalk, che scosse il capo e sbuffò.
«Il Culto non sarà contento, se le porto una grana simile.»
«Oh, lo sarà, invece. E puoi sempre dire che la mando io.»
Beas spostò lo sguardo dall'uno all'altro, in cerca di qualche nozione che, evidentemente, solo lei non riusciva a cogliere. Il guaritore si affrettò a spiegarsi.
«Vedi, cara, Zalk qui è un Cacciatore di Mostri. Chi meglio della sua organizzazione può aiutarti col tuo problema?»
Beas sgranò ancora di più lo sguardo, in cerca di qualche parola, ma non le venne niente: troppe domande le frullavano in testa perché una sola avesse la meglio. Come già era successo, fu Leos a decretare il da farsi, alzandosi e uscendo.
«Perché non ne parlate un poco, mentre preparo qualcosa di caldo?»

I secondi trascorsero nel silenzio e nell'imbarazzo.
«Quindi, sì, insomma...» iniziò a dire lei, senza concludere la frase.
Si schiarì la gola, prima di proseguire. Non voleva essere di nuovo interrogata su quello che aveva appena raccontato e aveva bisogno di indagare più a fondo su gran parte delle informazioni che erano state solo accennate. Zalk non pareva aver fretta di approfondire, ma il suo atteggiamento non era più così scontroso come al suo risveglio. Le lacrime che Beas aveva versato – e la sua espressione tuttora confusa – dovevano averlo addolcito un po'.
Dubito comunque che si fidi di me...” fu costretta a ricordarsi.
«Dunque tu sei un... Fantasido?»
«Già.» ammise il ragazzo con naturalezza.
«E lo hai sempre saputo? Di poter spostare oggetti con la mente, intendo.»
«Certo, perché il Culto mi ha scelto.»
Beas inclinò il capo, disorientata: era la seconda volta che nominavano quella setta. Esisteva, dunque, davvero un ordine a cui fare riferimento, se si possedevano abilità fuori dalla norma?
«Culto?»
«Culto della Nuova Via, a voler essere formali.»
La rossa inclinò il capo, scrutando Zalk con gli occhi ridotti a due fessure. Possibile che fosse tutto vero, che non la stesse solamente prendendo in giro? Dopotutto, Leos non era più lì con loro.
«Com'è che non ne ho mai sentito parlare?» chiese caustica.
«Perché non lo spiattelliamo ai quattro venti. Alcuni sanno della sua esistenza, ovviamente. Beh, non è che nascondi un monastero come se niente fosse, però siamo piuttosto schivi solitamente. Alla gente non piace chi può fare cose in apparenza impossibili. Sono... impauriti, diciamo.»
Beas notò il tono di voce con cui aveva fatto quell'ultima affermazione: poco convinto, quasi sarcastico.
«Ma quindi, cioè, questo posto...»
«Il monastero è solo un luogo,» la corresse lui «il Culto non è qualcosa che trovi su una mappa.»
«Queste persone, allora, loro ti trovano e ti insegnano a spostare le cose col pensiero? A essere un Fantasido?»
Zalk scoppiò a ridere forte, innervosendola.
«Guarda che io sono solo un Telecineta!» proruppe «Certo, è anche colpa mia se sei convinta di questo, la notte scorsa mi sono spiegato male. Siccome siamo il tipo più diffuso di Fantasido, la gente ha sempre teso a considerarci come tali... e non sarebbe neppure sbagliato, solo che siamo soltanto una parte di un'insieme più vasto. Anzi, meglio ancora, più variegato.»
Bea strabuzzò gli occhi: lei, in effetti, era cresciuta nella parte centrale del Regno di Evansel, quindi era possibile che le favole che aveva ascoltato da bambina differissero da quelle della periferia da cui pareva provenire Zalk, considerato il suo accento.
Perché mi parla come se fossi un'idiota, però?
Quel suo atteggiamento le dava proprio sui nervi. Non riusciva a comprendere che la sua confusione era più che normale? A voler trovare una stranezza – una più canonica, visti gli avvenimenti vissuti negli ultimi giorni – era proprio la sua mancanza di cultura popolare a sembrare strana. Il Telecineta non si rendeva conto che per le persone comuni la sua genia viveva solo nei miti, nelle storielle e nelle leggende?
«Bene,» rispose secca e a labbra strette «dal momento che non ci sto capendo granché, ti andrebbe di fare finta, anche solo per un attimo, che io non sappia niente di tutta 'sta roba!?»
Zalk alzò le mani in alto come per arrendersi e, scuotendo il capo, iniziò a spiegare.
«Fantasido è il nome con cui definiamo coloro che hanno particolari poteri. Non sono mai stato molto attento alle lezioni, ma pare che il nome sia legato alla capacità di rendere reale qualcosa che normalmente si può solo immaginare. Naturalmente, ognuno di noi può concretizzare solo un tipo di fantasia. Io ad esempio posso muovere gli oggetti con la telecinesi e vengo dunque definito Telecineta.»
«Ma solo se sono già in movimento.» annuì Bea, che finalmente iniziava a collocare i pezzi del mosaico al loro posto.
«Esatto, come ti sei prontamente accorta durante il nostro piccolo alterco.» concluse il ragazzo moro.
«Lo avresti saputo anche tu, se avessi letto qualche favola da bambino.»
«Le favole che parlano di noi, da me, sono poche. Abbiamo anche pochi libri più ufficiosi, a dire il vero. Come ti ho detto, cerchiamo di passare inosservati e lasciare una traccia scritta alzerebbe più attenzioni di quelle che vorremmo. Il regno non ha mai osteggiato questa nostra decisione, da che ne so. Immagino faccia comodo cancellare la nostra esistenza, magari rende più comodo gestire le persone normali e evita altri problemi come linciaggi pubblici e... cose così.»
Bea annuì, anche se non le era chiaro il perché di quella politica: in fondo, ammesso che le alte sfere ed Evansel stesso temessero esseri simili, organizzare una campagna di epurazione le sembrava più nelle loro corde; più scontata e naturale, volendo, per quanto meschina e disgustosa.
Almeno spiega perché compaiano solo nelle favole: sarebbe impossibile cancellarli dalla storia dei popoli, è molto più facile ingannarne la memoria relegandoli in racconti per bambini...
«Ma il Culto fa quello che fa in accordo col regno di Evansel?» chiese bruscamente, incuriosita dalle dinamiche di quella società sconosciuta.
Zalk fece spallucce.
«Non che io sappia. A dire il vero, ho sempre pensato fossero due specie di superpotenze ben distinte e in continuo stallo fra loro. Due cani che si ringhiano l'un l'altro.»
«Oh.» rimase sorpresa Beas «Credevo che nulla potesse opporsi al regno di Evansel. E che voi foste pochi.» aggiunse in seconda battuta.
«Vero e vero,» confermò il telecineta «ma il mio ordine è ben ramificato e più esteso di quanto appaia a una prima occhiata. Non è qualcosa che si possa debellare facilmente, sempre che sia possibile. Vivere senza dare nell'occhio e senza lasciare tracce assomiglia, dopotutto, a vivere nella segretezza... e in fondo agiamo più o meno clandestinamente, quindi è difficile prevedere le nostre reazioni. Inoltre, siamo utili, dal momento che cacciamo bestie pericolose e risolviamo problemi analoghi. In caso di conflitto, non ci sarebbe una guerra, ma una caccia al diverso che sfocerebbe in guerriglia. L'impero odia i disordini e noi odiamo metterci in mostra. Preferiamo un basso profilo.»
«Se è davvero così, perché mi stai raccontando tutto? Cos'è, mi vuoi reclutare?»
Mentre diceva quelle parole, realizzò come quella fosse, in effetti, una possibilità più che concreta. Lei non era normale, in fondo. Non più.
«Ahah!» rise di rimando Zalk per l'ennesima volta «No, no, figuriamoci! Ma sei in difficoltà ed è chiaro che non sei più... beh, quello che eri prima. Leos vuole aiutarti e sono convinto che il Culto possa metterci in contatto con qualcuno che ci può dire qualcosa. Sarai una sorta di ospite, diciamo.»
«Volete studiarmi?» chiese stizzita Beas.
Il ragazzo la fissò con un sorriso sornione, nei suoi occhi uno strano lampo di sfida. Aveva uno sguardo lucido e malizioso che, a tratti, le ricordava quello di Dalkas.
«E tu, vuoi studiarti?»

A voi la scelta!
A) Seguirlo
B) Beas indagherà per i fatti suoi sul Culto.
C) Beas indagherà per i fatti suoi sulla sua natura, cercando di tenersi lontano dal Culto.
D) Fare altre domande sul Culto e su quello che pensa Zalk, prima di prendere una decisione. La curiosità e i quesiti - anche quelli fastidiosi - prima di ogni cosa... dovesse costarle la proposta di aiuto!

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