venerdì 23 settembre 2016

La qualità meno evidente

La costanza è probabilmente la qualità più importante e nel contempo più bistrattata tra quelle prese in esame quando si parla di scrittori.
Vedo e sento spesso – sui social, sui forum in generale, ma anche solo chiacchierando dal vivo – che il talento è considerato il non plus ultra delle caratteristiche desiderabili. Dopotutto, se uno è portato per qualcosa, certamente gli riuscirà facile eseguirla e avrà ottimi risultati... no?
Beh, no. Non è detto, almeno.
Non voglio sembrare polemico, ma anche supponendo che il mondo sia colmo di persone particolarmente dotate per la scrittura, non credo che il numero di opere scritte e pronte per la pubblicazione ne eguagli il numero. Francamente, dubito persino che lo scarto si attesti sopra la metà.
Perché? Beh, perché la costanza è un elemento chiave, una qualità che non tutti sanno mettere in gioco. No, no, non è innata come il talento: la costanza è alla portata di tutti, solo... più “severa”. Ti affatica, ti fa sudare, ti costringe a fare e rifare le stesse cose mille volte, prima di ottenere il giusto risultato.
In molti, credo, sottovalutano la cruciale importanza della costanza, che assomiglia all'impegno, ma possiede una sua sfumatura. Non è solo il profondere dei propri sforzi in una data attività, ma il suo perpetuarsi nel tempo. Dopotutto, certi risultati non si ottengono in fretta, e la stesura di un libro men che meno.
Sì, ci saranno sicuramente persone ispirate, capaci di realizzare la propria opera in poche giornate; tuttavia, si tratta di casi isolati, più unici che rari. La maggior parte degli scrittori dovrà tornare sulle proprie pagine più e più volte, prima di accumularne il numero necessario a raccontare la storia o il concetto desiderati. Poi occorre rileggere e correggere... e questa operazione potrebbe risultare persino più lunga della prima, a seconda del grado di soddisfazione ricercato (perché di una sfumatura si tratta: nessuno scrittore è mai del tutto contento di ciò che ha appena steso, in una continua corsa verso il miglioramento – piuttosto che verso la “perfezione”).
Ecco perché quando vedo o sento di uno scrittore sconosciuto o magari un po' bistrattato, forse persino canzonato per la sua opera (che, sempre magari, potrebbe essere davvero pessima), mi infiammo un po'.
Non mi sento il difensore degli ultimi, sia ben chiaro, ma un po' di stima, un riconoscimento anche piccolo in apparenza, ma grande nella sua essenza, bisogna concederglielo: ha completato il suo libro. Con un po' di fortuna, lo ha persino pubblicato.
Tempo e impegno, quindi fatica: in una parola, costanza.
A ben pensarci, però, forse la parola che cerco è passione. Ecco, sì: è questa la qualità meno evidente.


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