Ed eccoci qua, il nuovo capitolo del BloGame. Senza troppi preamboli, entriamo nel vivo dell'ambientazione! Ecco la sinossi di ciò che è successo fino ad adesso (per leggerla, occorre evidenziarla col mouse: come al solito, cerco di evitare spoiler a chi è rimasto indietro con la storia).
[Beas – la protagonista del nostro BloGame – si è risvegliata nella casa del guaritore Leos Dobber dopo una lunga fuga dagli inseguitori al servizio di Evansel, l'entità che lei e i suoi compagni hanno cercato di eliminare. Sopravvissuta alla maledizione del dio-mostro, le sue abilità si sono potenziate, amplificandole i sensi e le forze, ma anche le emozioni più feroci. Ne ha fatto le spese Zalk, “Fantasido” delle favole – o, più correttamente, "Telecineta" – inizialmente sospettato di essere un sicario sulle tracce di Beas. Salvato dal linciaggio della nostra eroina da Leos, ha poi dimostrato di essere un vecchio amico del guaritore e insieme a questo ha preteso spiegazioni sull'identità della ragazza e gli eventi che l'hanno trasformata nella spietata combattente della sera precedente.
Avete scelto di far raccontare a Beas la sua storia, omettendo però l'identità del mostro che l'ha maledetta e i dettagli più compromettenti!]
Buona lettura a tutti!
La Maledizione (parte 5)
Leos e Zalk ascoltarono in silenzio
quello che Beas aveva da raccontare: parlò del suo gruppo, di Dalkas,
della loro missione per distruggere un terribile mostro e di come
questi li avesse maledetti. Non si sbottonò troppo sui particolari e
omise di dire che si trattava di Evansel. Per quanto ne sapesse, i
due potevano esserne degli adoratori.
Al contrario, non lesinò i dettagli
circa la sua trasformazione e la nuova condizione in cui si trovava.
Quando ebbe finito, lo sguardo di
Dobber e del Telecineta erano fissi su di lei, increduli.
“Lo sapevo. Non si fidano...”
Prima che la ragazza potesse innervosirsi, però, il guaritore si schiarì la gola e le
sorrise.
«Va bene, capisco.»
«Capisci?» gli fece eco Zalk, meno accomodante.
Persino Beas si sorprese di
quell'affermazione.
«Davvero mi credi?»
«Hai detto la verità, no?» gli
chiese il vecchio di rimando e lei annuì.
Certo, aveva omesso alcuni punti
essenziali, ma non poteva dire di aver mentito.
«E di che mostro si tratta, lo sai?»
Beas spalancò gli occhi, spiazzata da
quella domanda. A ben pensarci, era solo logico che venisse posta.
«Io... ecco, non lo so. Dalkas ci
guidava, ma teneva gran parte delle informazioni per sé.»
Quella bugia faceva leva su un lato del
carattere del suo amato che, in effetti, era del tutto reale, ma il
capogruppo aveva sempre condiviso le nozioni essenziali. Al massimo, visto il suo modus operandi, poteva aver sorvolato sui particolari superflui.
Zalk non parve bersi la menzogna, ma
Leos annuì con un'espressione insondabile sul viso. Non era certa
che le credesse, ma di sicuro aveva deciso di fare almeno finta.
«Molto bene, anche se non sono sicuro
che questo giochi a nostro favore. Nella mia carriera ho curato
malesseri e ferite inferte da molti tipi di mostri, ma non ho mai
nemmeno sentito parlare di una cosa del genere. Dovrò fare ricerche.
Nel frattempo, sarà meglio che tu impari a controllare queste tue
nuove capacità e le emozioni che ti suscitano.»
Beas scosse il capo, ancora più
confusa di prima.
«Ma non so come fare, io non ci
capisco niente esattamente come voi.» poi, istintivamente, allungò
la mano per afferrare quella del suo salvatore.
«Tu puoi aiutarmi?»
«Io no, per ora.» rispose secco lui
«Studiando il tuo caso, però, forse troverò qualche notizia utile. Comunque, prima che tu te ne vada, ti procurerò degli infusi che ti aiuteranno a calmarti quando e se ti sentirai... strana, diciamo.»
Di quel discorso, la ragazza
maledetta recepì soltanto il fatto che dovesse andarsene.
“Ma certo, che ti aspettavi? Per
quanto gentile, è pur sempre un vecchio guaritore. Lui cura le persone finché
non sembrano abbastanza in forma da poter riprendere le loro strade.”
la delusione le serpeggiò sul viso e, pur senza velarle gli occhi di
lacrime, la imbronciò e demoralizzò.
«Capisco, allora farò in modo di
tornare a trovarti.»
Leos scosse il capo, sempre sorridente.
«Non fraintendermi, non voglio che tu
te ne vada. Tuttavia, hai bisogno d'aiuto e io so chi può dartelo.»
Quindi, si volse lentamente e fissò
Zalk, che scosse il capo e sbuffò.
«Il Culto non sarà contento, se le
porto una grana simile.»
«Oh, lo sarà, invece. E puoi sempre
dire che la mando io.»
Beas spostò lo sguardo dall'uno
all'altro, in cerca di qualche nozione che, evidentemente, solo lei
non riusciva a cogliere. Il guaritore si affrettò a spiegarsi.
«Vedi, cara, Zalk qui è un Cacciatore
di Mostri. Chi meglio della sua organizzazione può aiutarti col tuo
problema?»
Beas sgranò ancora di più lo sguardo,
in cerca di qualche parola, ma non le venne niente: troppe domande le
frullavano in testa perché una sola avesse la meglio. Come già era
successo, fu Leos a decretare il da farsi, alzandosi e uscendo.
«Perché non ne parlate un poco,
mentre preparo qualcosa di caldo?»
I secondi trascorsero nel silenzio e nell'imbarazzo.
«Quindi, sì, insomma...» iniziò a
dire lei, senza concludere la frase.
Si schiarì la gola, prima di
proseguire. Non voleva essere di nuovo interrogata su
quello che aveva appena raccontato e aveva bisogno di indagare più a fondo su gran
parte delle informazioni che erano state solo accennate. Zalk non
pareva aver fretta di approfondire, ma il suo atteggiamento non era più così
scontroso come al suo risveglio. Le lacrime che Beas aveva versato – e
la sua espressione tuttora confusa – dovevano averlo addolcito un
po'.
“Dubito comunque che si fidi di
me...” fu costretta a ricordarsi.
«Dunque tu sei un... Fantasido?»
«Già.» ammise il ragazzo con
naturalezza.
«E lo hai sempre saputo? Di poter
spostare oggetti con la mente, intendo.»
«Certo, perché il Culto mi ha
scelto.»
Beas inclinò il capo, disorientata:
era la seconda volta che nominavano quella setta. Esisteva, dunque, davvero un ordine a cui fare riferimento, se si possedevano abilità
fuori dalla norma?
«Culto?»
«Culto della Nuova Via, a voler essere
formali.»
La rossa inclinò il capo, scrutando
Zalk con gli occhi ridotti a due fessure. Possibile che fosse tutto
vero, che non la stesse solamente prendendo in giro? Dopotutto, Leos
non era più lì con loro.
«Com'è che non ne ho mai sentito
parlare?» chiese caustica.
«Perché non lo spiattelliamo ai
quattro venti. Alcuni sanno della sua esistenza, ovviamente. Beh, non
è che nascondi un monastero come se niente fosse, però siamo
piuttosto schivi solitamente. Alla gente non piace chi può fare cose
in apparenza impossibili. Sono... impauriti, diciamo.»
Beas notò il tono di voce con cui
aveva fatto quell'ultima affermazione: poco convinto, quasi
sarcastico.
«Ma quindi, cioè, questo posto...»
«Il monastero è solo un luogo,» la
corresse lui «il Culto non è qualcosa che trovi su una mappa.»
«Queste persone, allora, loro ti
trovano e ti insegnano a spostare le cose col pensiero? A essere un
Fantasido?»
Zalk scoppiò a ridere forte,
innervosendola.
«Guarda che io sono solo un
Telecineta!» proruppe «Certo, è anche colpa mia se sei convinta di
questo, la notte scorsa mi sono spiegato male. Siccome siamo il tipo
più diffuso di Fantasido, la gente ha sempre teso a considerarci
come tali... e non sarebbe neppure sbagliato, solo che siamo soltanto
una parte di un'insieme più vasto. Anzi, meglio ancora, più variegato.»
Bea strabuzzò gli occhi: lei, in effetti, era cresciuta nella parte centrale del Regno di Evansel, quindi era
possibile che le favole che aveva ascoltato da bambina differissero
da quelle della periferia da cui pareva provenire Zalk, considerato il suo
accento.
“Perché mi parla come se
fossi un'idiota, però?”
Quel suo atteggiamento le dava proprio sui nervi. Non riusciva a comprendere che la sua
confusione era più che normale? A voler trovare una stranezza –
una più canonica, visti gli avvenimenti vissuti negli ultimi giorni
– era proprio la sua mancanza di cultura popolare a sembrare
strana. Il Telecineta non si rendeva conto che per le persone comuni la sua genia
viveva solo nei miti, nelle storielle e nelle leggende?
«Bene,» rispose secca e a labbra
strette «dal momento che non ci sto capendo granché, ti andrebbe di
fare finta, anche solo per un attimo, che io non sappia niente di
tutta 'sta roba!?»
Zalk alzò le mani in alto come per
arrendersi e, scuotendo il capo, iniziò a spiegare.
«Fantasido è il nome con cui
definiamo coloro che hanno particolari poteri. Non sono mai stato
molto attento alle lezioni, ma pare che il nome sia legato alla
capacità di rendere reale qualcosa che normalmente si può solo
immaginare. Naturalmente, ognuno di noi può concretizzare solo un
tipo di fantasia. Io ad esempio posso muovere gli oggetti con la
telecinesi e vengo dunque definito Telecineta.»
«Ma solo se sono già in movimento.»
annuì Bea, che finalmente iniziava a collocare i pezzi del mosaico al loro posto.
«Esatto, come ti sei prontamente
accorta durante il nostro piccolo alterco.» concluse il ragazzo
moro.
«Lo avresti saputo anche tu, se avessi
letto qualche favola da bambino.»
«Le favole che parlano di noi, da me,
sono poche. Abbiamo anche pochi libri più ufficiosi, a dire il vero.
Come ti ho detto, cerchiamo di passare inosservati e lasciare una
traccia scritta alzerebbe più attenzioni di quelle che vorremmo. Il
regno non ha mai osteggiato questa nostra decisione, da che ne so.
Immagino faccia comodo cancellare la nostra esistenza, magari rende
più comodo gestire le persone normali e evita altri problemi come
linciaggi pubblici e... cose così.»
Bea annuì, anche se non le era chiaro
il perché di quella politica: in fondo, ammesso che le alte sfere ed
Evansel stesso temessero esseri simili,
organizzare una campagna di epurazione le sembrava più nelle loro
corde; più scontata e naturale, volendo, per quanto meschina e disgustosa.
“Almeno spiega perché compaiano solo nelle favole: sarebbe impossibile cancellarli dalla storia dei
popoli, è molto più facile ingannarne la memoria relegandoli in
racconti per bambini...”
«Ma il Culto fa quello che fa in
accordo col regno di Evansel?» chiese bruscamente, incuriosita dalle
dinamiche di quella società sconosciuta.
Zalk fece spallucce.
«Non che io sappia. A dire il vero, ho
sempre pensato fossero due specie di superpotenze ben distinte e in
continuo stallo fra loro. Due cani che si ringhiano l'un l'altro.»
«Oh.» rimase sorpresa Beas «Credevo
che nulla potesse opporsi al regno di Evansel. E che voi foste
pochi.» aggiunse in seconda battuta.
«Vero e vero,» confermò il
telecineta «ma il mio ordine è ben ramificato e più esteso di
quanto appaia a una prima occhiata. Non è qualcosa che si possa
debellare facilmente, sempre che sia possibile. Vivere senza dare
nell'occhio e senza lasciare tracce assomiglia, dopotutto, a vivere
nella segretezza... e in fondo agiamo più o meno clandestinamente,
quindi è difficile prevedere le nostre reazioni. Inoltre, siamo
utili, dal momento che cacciamo bestie pericolose e risolviamo
problemi analoghi. In caso di conflitto, non ci sarebbe una guerra,
ma una caccia al diverso che sfocerebbe in guerriglia. L'impero odia
i disordini e noi odiamo metterci in mostra. Preferiamo un basso
profilo.»
«Se è davvero così, perché mi stai
raccontando tutto? Cos'è, mi vuoi reclutare?»
Mentre diceva quelle parole, realizzò
come quella fosse, in effetti, una possibilità più che concreta.
Lei non era normale, in fondo. Non più.
«Ahah!» rise di rimando Zalk per
l'ennesima volta «No, no, figuriamoci! Ma sei in difficoltà ed è
chiaro che non sei più... beh, quello che eri prima. Leos vuole
aiutarti e sono convinto che il Culto possa metterci in contatto con
qualcuno che ci può dire qualcosa. Sarai una sorta di ospite,
diciamo.»
«Volete studiarmi?» chiese stizzita
Beas.
Il ragazzo la fissò con un sorriso
sornione, nei suoi occhi uno strano lampo di sfida. Aveva uno sguardo
lucido e malizioso che, a tratti, le ricordava quello di Dalkas.
«E tu, vuoi studiarti?»
A voi la scelta!
A) Seguirlo
B) Beas indagherà per i fatti suoi sul
Culto.
C) Beas indagherà per i fatti suoi
sulla sua natura, cercando di tenersi lontano dal Culto.
D) Fare altre domande sul Culto e su
quello che pensa Zalk, prima di prendere una decisione. La curiosità e i quesiti - anche quelli fastidiosi - prima di ogni cosa... dovesse
costarle la proposta di aiuto!