È sulla
bocca di tutti, è quasi main-stream parlarne su un blog o su un
forum, quindi potreste domandarvi: perché cedere alla moda anche su
questo spazio web?
È vero,
fino a oggi ho sempre evitato di soffermarmi su argomenti di
attualità che facessero leva su un trend di successo o su mode
multimediali e social, ma questo non vuol dire che io abbia un simile
limite per regola, anzi: la risposta più ovvia che potrei dare al
quesito è che, in primis, non sono affatto un tipo “elitario”,
uno di quelli pronti a snobbare ciò che il resto della popolazione
trova esaltante – anche se spesso si tratta di un'eccitazione
momentanea. No, non è un vanto, è la semplice realtà: non sono né
pro, né contro ciò che interessa le masse, ma come ogni persona
dotata d'intelletto (sì, questa presunzione può essere annoverata
stavolta tra i miei demeriti) so di dover provare un prodotto prima
di poterlo giudicare, o quantomeno di doverne approfondire la
conoscenza per poter poi esprimere un parere. Purtroppo, questa non è
una consuetudine praticata nel globo etereo del www. Quel che è
peggio, sempre più spesso si sciorinano giudizi col tono di chi non
sembra ricordarsi della parola magica “personali”.
Ecco perché
non parlerò granché del gioco in sé: non è lo scopo di questo
breve articolo.
Ciò che
voglio trattare è complesso e banale allo stesso tempo, ma
soprattutto spero non vi offenderà: parlo della mania di svalutare
ciò che si ha di fronte, tacciandolo in modo negativo – e fin qui
nulla da dire – senza però avanzare alcuna critica reale e
costruttiva a sostegno della propria tesi. No, non prendetemi nemmeno
per un “buonista”, non voglio dar meriti a chi non ne ha... solo
che non mi pare questo il caso. Anzi, non mi pare che si sia fatto proprio un granché per evidenziare quali siano i pregi di questa applicazione.
Andiamo per
ordine, prima di ingarbugliare il discorso con un approccio fatto
troppo “di pancia”.
Poche
settimane fa è stato rilasciato in gran parte del globo
l'applicazione per dispositivi mobili “Pokémon GO”, basata sul
noto brand Nintendo che vede i videogiocatori impegnati a catturare e
allenare creature chiamate Pokémon, appunto. Già celebre per le
molte trasposizioni (in primis videoludiche e televisive), la saga
pare intenzionata a conquistare un'ampia fetta di pubblico tra coloro
che possiedono smartphones e tablet proprio grazie al software in
questione – sviluppato da Niantic. Questo ingegnoso programma si
affida a molte utility come il localizzatore gps e la mappatura
globale di Google Maps per permettere a coloro che ne fanno uso di
individuare nell'ambiente circostante i “mostri tascabili” del
marchio nipponico. Il prodotto, però, non si limita a segnalare un
luogo da raggiungere per poter effettuare la cattura, anzi: grazie
alla Realtà Aumentata, la tecnologia attuale permette di
visualizzare sulla telecamera del proprio dispositivo il pokémon di
turno e simulare così il lancio della celebre sfera rossa e bianca,
che ne garantisce la conquista. Gli animali fantastici presi potranno
poi essere potenziati e fatti scontrare con quelli di altre persone,
appositamente lasciati in luoghi di sfida chiamati “palestre”.
Mi fermo qua
con le spiegazioni, per non esagerare con le informazioni che di
certo già conoscerete (e che potrei approfondire, salvo annoiarvi
con discorsi che nemmeno mi interessano, al momento).
Le
dinamiche, però, sono in sostanza queste e per ora si limitano a
poche operazioni. Va precisato subito che una delle critiche più
frequenti risiede proprio qui: la scarsa varietà insita in questo
gameplay... ma va anche fatto notare che, limiti oggettivi a parte,
si tratta pur sempre di un'edizione non completa, fatta uscire sul
mercato prima del suo perfezionamento (al momento della scrittura di
questo articolo siamo alla versione 0.29, mi pare).
Seguiamo la
bussola del mio discorso, però, perché a difenderne i limiti –
sempre che qualcuno voglia farlo – ci penseranno altri. Quello che
mi preme evidenziare sono i vantaggi che accompagnano il prodotto,
soprattutto la sua capacità di sfruttare appieno il potenziale
portable dei cellulari di ultima generazione. Non si tratta di un
pregio da poco, né infatti parliamo della prima applicazione che ne
abbia messo a frutto le dinamiche da hardware “portabile”
(qualcuno ha detto Ingress?). Pensiamoci bene: se si trattasse
semplicemente di un videogame, il cellulare o il tablet (persino gli
ultimi usciti) non potrebbero mai reggere il confronto con le home
console o i PC costruiti appositamente per il gaming, no?
«Ah,
ma io ci gioco dove mi pare!»
potrebbe dire un bastian contrario qualunque. E avrebbe ragione,
perché, nonostante esistano console portatili di ben altro livello
(Nintendo stessa – tanto per citare un caposaldo del mercato –
basa buona fetta del suo mercato di oggigiorno sulle diverse
versioni del DS), la maggior parte delle persone che possono
permettersi di investire qualche centinaio di euro nelle nuove
tecnologie non possiede simili apparecchi, mentre uno smartphone sì.
Sono sicuro che il “casual gamer” abbia fatto la fortuna delle
applicazioni ludiche su playstore e applestore, ma un'altra ragione
sposa questa indissolubile verità e permette a Pokémon GO di avere
un simile, incredibile successo planetario. Il segreto (si fa per
dire) risiede proprio nella sua capacità di mettere in pratica la
massima potenzialità dei dispositivi mobili: la mobilità stessa,
appunto. Andare in giro per le strade della propria città acquista
infatti un flavour particolare, che per alcuni – come il
sottoscritto – ha il sapore nostalgico dell'infanzia e del
divertimento, per altri quello della novità; per tutti, credo,
vince l'idea di utilizzare il cellulare sì, per scopi ludici, ma in un
modo che non sarebbe possibile riprodurre altrimenti (salvo forzature o creazione di
apparecchi appositi... ma la forza di Pokémon GO risiede anche
nell'aver sfruttato qualcosa di preesistente e diffuso come lo
smartphone).
Oltre a
questo, potrei decantare anche gli altri vantaggi, tra cui spicca
certamente il fatto che per “giocare” una persona debba
necessariamente camminare, uscire, visitare luoghi di interesse,
monumenti pubblici, possibilmente stringere amicizie per scambiarsi
informazioni sui luoghi migliori dove effettuare catture e simili. In
quest'ultimo caso, la socializzazione multimediale sfocia nel reale a
un livello che va ben oltre i limiti imposti da Facebook e gli altri media di pari genere.
Certo, il
software è ancora pieno di imprecisioni e le segnalazioni dei luoghi
da visitare sono a volte fuorvianti, certe volte persino ridicole, ma
qui entra in gioco il singolo, la persona che deve saper distinguere
il confine tra gioco e realtà – come quando ci spiegavano da
piccoli che i film in tv non erano cose davvero accadute.
Su questo
fronte – e torno quindi alla mia critica iniziale – una gran
fetta del pubblico del web sembra però non aver ben chiaro il
concetto e addita Pokémon GO come il male sceso in terra: isteria di
massa per una creatura comparsa a Central Park, macchine ferme in
mezzo alle strade, stazioni di polizia invase da cittadini in
cerca di mostriciattoli... alcune cose vere, altre false (ah, la
mancanza di fonti! Quando mai è stato un problema su internet?), ma
tutte rigorosamente commentate, additate, portate a sostegno delle
proprie tesi anti-Pokémon, spesso con risultati persino comici (come
suggerire ai poveri allenatori di “andare a fare un giro, piuttosto
che perdere tempo dietro a quelle cagate per cellulare”, quando di
andare in giro, appunto, già si tratta). (Non ricordo la fonte, ma
tanto non serve, no? :P n.d.B.)
Nella
maggior parte dei casi, credo io, c'è una prospettiva piuttosto
ristretta, una visione che non ha voglia di ampliarsi (perché non
penso si tratti di mancanza di intelletto), che non ritiene doveroso
prendere in esame tutti i presupposti e i pro/contro di questa
applicazione. Non sento esaltarne i pregi, come dicevo, ma solo
parlarne male, tanto che mi viene da pensare si tratti di una moda.
Ovviamente
la compagnia che lo ha prodotto dovrà prestare attenzione alle
segnalazioni, porre le giuste correzioni dove possibile, ma solo il
singolo è responsabile delle proprie azioni e a lui, al massimo,
vanno fatte risalire le critiche e i dubbi che in questo periodo ho
visto sollevarsi.
In fondo,
che male c'è se una persona consuma rapidissimamente la batteria del
suo dispositivo mobile (ecco, un difetto piuttosto evidente, siete
contenti?) per andare a caccia di pokémon? Che colpa ha il gioco se
un cretino lascia la macchina ferma in autostrada (invento, spero non
sia successo davvero) perché il cellulare gli aveva segnato un
mostriciattolo nelle vicinanze? Dareste la colpa all'Ikea se una
delle mensole fornite nell'imballaggio vi cadesse sul piede per la
vostra disattenzione? O alla Algida perché, mangiando troppi
cornetti, vi è venuto il mal di pancia?
Quanto al pericolo per i bambini: credete veramente che risieda in Pokémon Go e non nel fatto che l'uso dello smartphone stesso richiede ormai un certo tipo di educazione al buon consumo? Non sarà ben più a monte, il problema?
Io credo ci
sia da riflettere, al di là delle mie provocazioni e della retorica,
perché il discorso che sto affrontando in questo ambito è qualcosa
che in realtà potrebbe facilmente spostare il suo focus senza
smettere di avere senso: non è stata la prima e non sarà l'ultima
novità tecnologica a dare voce ai “malparlieri per sport”.
Concludo con
un inciso che, spero, cambierà completamente la vostra prospettiva
dell'articolo: io non gioco, né ho intenzione di giocare, a Pokémon
GO.
Lo dico solo
a fine testo perché mi faceva piacere che pensaste a me come a un
appassionato e sono convinto che, magari, a scoprirlo solo ora
rivedrete parte delle vostre critiche più banali.
Non mi
interessa il gioco in sé, infatti, quanto le persone che parlano
senza cognizione di causa, tanto per dar fiato alla bocca. A costoro
(e solo a costoro: chi muove critiche ragionate ha tutto il mio
rispetto) suggerisco di ricordare il noto aforisma: “A volte è
meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni
dubbio. ”