venerdì 22 luglio 2016

Pokémon Go: tra critiche e complimenti

È sulla bocca di tutti, è quasi main-stream parlarne su un blog o su un forum, quindi potreste domandarvi: perché cedere alla moda anche su questo spazio web?
È vero, fino a oggi ho sempre evitato di soffermarmi su argomenti di attualità che facessero leva su un trend di successo o su mode multimediali e social, ma questo non vuol dire che io abbia un simile limite per regola, anzi: la risposta più ovvia che potrei dare al quesito è che, in primis, non sono affatto un tipo “elitario”, uno di quelli pronti a snobbare ciò che il resto della popolazione trova esaltante – anche se spesso si tratta di un'eccitazione momentanea. No, non è un vanto, è la semplice realtà: non sono né pro, né contro ciò che interessa le masse, ma come ogni persona dotata d'intelletto (sì, questa presunzione può essere annoverata stavolta tra i miei demeriti) so di dover provare un prodotto prima di poterlo giudicare, o quantomeno di doverne approfondire la conoscenza per poter poi esprimere un parere. Purtroppo, questa non è una consuetudine praticata nel globo etereo del www. Quel che è peggio, sempre più spesso si sciorinano giudizi col tono di chi non sembra ricordarsi della parola magica “personali”.
Ecco perché non parlerò granché del gioco in sé: non è lo scopo di questo breve articolo.
Ciò che voglio trattare è complesso e banale allo stesso tempo, ma soprattutto spero non vi offenderà: parlo della mania di svalutare ciò che si ha di fronte, tacciandolo in modo negativo – e fin qui nulla da dire – senza però avanzare alcuna critica reale e costruttiva a sostegno della propria tesi. No, non prendetemi nemmeno per un “buonista”, non voglio dar meriti a chi non ne ha... solo che non mi pare questo il caso. Anzi, non mi pare che si sia fatto proprio un granché per evidenziare quali siano i pregi di questa applicazione.

Andiamo per ordine, prima di ingarbugliare il discorso con un approccio fatto troppo “di pancia”.
Poche settimane fa è stato rilasciato in gran parte del globo l'applicazione per dispositivi mobili “Pokémon GO”, basata sul noto brand Nintendo che vede i videogiocatori impegnati a catturare e allenare creature chiamate Pokémon, appunto. Già celebre per le molte trasposizioni (in primis videoludiche e televisive), la saga pare intenzionata a conquistare un'ampia fetta di pubblico tra coloro che possiedono smartphones e tablet proprio grazie al software in questione – sviluppato da Niantic. Questo ingegnoso programma si affida a molte utility come il localizzatore gps e la mappatura globale di Google Maps per permettere a coloro che ne fanno uso di individuare nell'ambiente circostante i “mostri tascabili” del marchio nipponico. Il prodotto, però, non si limita a segnalare un luogo da raggiungere per poter effettuare la cattura, anzi: grazie alla Realtà Aumentata, la tecnologia attuale permette di visualizzare sulla telecamera del proprio dispositivo il pokémon di turno e simulare così il lancio della celebre sfera rossa e bianca, che ne garantisce la conquista. Gli animali fantastici presi potranno poi essere potenziati e fatti scontrare con quelli di altre persone, appositamente lasciati in luoghi di sfida chiamati “palestre”.
Mi fermo qua con le spiegazioni, per non esagerare con le informazioni che di certo già conoscerete (e che potrei approfondire, salvo annoiarvi con discorsi che nemmeno mi interessano, al momento).
Le dinamiche, però, sono in sostanza queste e per ora si limitano a poche operazioni. Va precisato subito che una delle critiche più frequenti risiede proprio qui: la scarsa varietà insita in questo gameplay... ma va anche fatto notare che, limiti oggettivi a parte, si tratta pur sempre di un'edizione non completa, fatta uscire sul mercato prima del suo perfezionamento (al momento della scrittura di questo articolo siamo alla versione 0.29, mi pare).

Seguiamo la bussola del mio discorso, però, perché a difenderne i limiti – sempre che qualcuno voglia farlo – ci penseranno altri. Quello che mi preme evidenziare sono i vantaggi che accompagnano il prodotto, soprattutto la sua capacità di sfruttare appieno il potenziale portable dei cellulari di ultima generazione. Non si tratta di un pregio da poco, né infatti parliamo della prima applicazione che ne abbia messo a frutto le dinamiche da hardware “portabile” (qualcuno ha detto Ingress?). Pensiamoci bene: se si trattasse semplicemente di un videogame, il cellulare o il tablet (persino gli ultimi usciti) non potrebbero mai reggere il confronto con le home console o i PC costruiti appositamente per il gaming, no?
«Ah, ma io ci gioco dove mi pare!» potrebbe dire un bastian contrario qualunque. E avrebbe ragione, perché, nonostante esistano console portatili di ben altro livello (Nintendo stessa – tanto per citare un caposaldo del mercato – basa buona fetta del suo mercato di oggigiorno sulle diverse versioni del DS), la maggior parte delle persone che possono permettersi di investire qualche centinaio di euro nelle nuove tecnologie non possiede simili apparecchi, mentre uno smartphone sì. Sono sicuro che il “casual gamer” abbia fatto la fortuna delle applicazioni ludiche su playstore e applestore, ma un'altra ragione sposa questa indissolubile verità e permette a Pokémon GO di avere un simile, incredibile successo planetario. Il segreto (si fa per dire) risiede proprio nella sua capacità di mettere in pratica la massima potenzialità dei dispositivi mobili: la mobilità stessa, appunto. Andare in giro per le strade della propria città acquista infatti un flavour particolare, che per alcuni – come il sottoscritto – ha il sapore nostalgico dell'infanzia e del divertimento, per altri quello della novità; per tutti, credo, vince l'idea di utilizzare il cellulare sì, per scopi ludici, ma in un modo che non sarebbe possibile riprodurre altrimenti (salvo forzature o creazione di apparecchi appositi... ma la forza di Pokémon GO risiede anche nell'aver sfruttato qualcosa di preesistente e diffuso come lo smartphone).
Oltre a questo, potrei decantare anche gli altri vantaggi, tra cui spicca certamente il fatto che per “giocare” una persona debba necessariamente camminare, uscire, visitare luoghi di interesse, monumenti pubblici, possibilmente stringere amicizie per scambiarsi informazioni sui luoghi migliori dove effettuare catture e simili. In quest'ultimo caso, la socializzazione multimediale sfocia nel reale a un livello che va ben oltre i limiti imposti da Facebook e gli altri media di pari genere.
Certo, il software è ancora pieno di imprecisioni e le segnalazioni dei luoghi da visitare sono a volte fuorvianti, certe volte persino ridicole, ma qui entra in gioco il singolo, la persona che deve saper distinguere il confine tra gioco e realtà – come quando ci spiegavano da piccoli che i film in tv non erano cose davvero accadute.

Su questo fronte – e torno quindi alla mia critica iniziale – una gran fetta del pubblico del web sembra però non aver ben chiaro il concetto e addita Pokémon GO come il male sceso in terra: isteria di massa per una creatura comparsa a Central Park, macchine ferme in mezzo alle strade, stazioni di polizia invase da cittadini in cerca di mostriciattoli... alcune cose vere, altre false (ah, la mancanza di fonti! Quando mai è stato un problema su internet?), ma tutte rigorosamente commentate, additate, portate a sostegno delle proprie tesi anti-Pokémon, spesso con risultati persino comici (come suggerire ai poveri allenatori di “andare a fare un giro, piuttosto che perdere tempo dietro a quelle cagate per cellulare”, quando di andare in giro, appunto, già si tratta). (Non ricordo la fonte, ma tanto non serve, no? :P  n.d.B.)

Nella maggior parte dei casi, credo io, c'è una prospettiva piuttosto ristretta, una visione che non ha voglia di ampliarsi (perché non penso si tratti di mancanza di intelletto), che non ritiene doveroso prendere in esame tutti i presupposti e i pro/contro di questa applicazione. Non sento esaltarne i pregi, come dicevo, ma solo parlarne male, tanto che mi viene da pensare si tratti di una moda.
Ovviamente la compagnia che lo ha prodotto dovrà prestare attenzione alle segnalazioni, porre le giuste correzioni dove possibile, ma solo il singolo è responsabile delle proprie azioni e a lui, al massimo, vanno fatte risalire le critiche e i dubbi che in questo periodo ho visto sollevarsi.
In fondo, che male c'è se una persona consuma rapidissimamente la batteria del suo dispositivo mobile (ecco, un difetto piuttosto evidente, siete contenti?) per andare a caccia di pokémon? Che colpa ha il gioco se un cretino lascia la macchina ferma in autostrada (invento, spero non sia successo davvero) perché il cellulare gli aveva segnato un mostriciattolo nelle vicinanze? Dareste la colpa all'Ikea se una delle mensole fornite nell'imballaggio vi cadesse sul piede per la vostra disattenzione? O alla Algida perché, mangiando troppi cornetti, vi è venuto il mal di pancia?
Quanto al pericolo per i bambini: credete veramente che risieda in Pokémon Go e non nel fatto che l'uso dello smartphone stesso richiede ormai un certo tipo di educazione al buon consumo? Non sarà ben più a monte, il problema?
Io credo ci sia da riflettere, al di là delle mie provocazioni e della retorica, perché il discorso che sto affrontando in questo ambito è qualcosa che in realtà potrebbe facilmente spostare il suo focus senza smettere di avere senso: non è stata la prima e non sarà l'ultima novità tecnologica a dare voce ai “malparlieri per sport”.

Concludo con un inciso che, spero, cambierà completamente la vostra prospettiva dell'articolo: io non gioco, né ho intenzione di giocare, a Pokémon GO.
Lo dico solo a fine testo perché mi faceva piacere che pensaste a me come a un appassionato e sono convinto che, magari, a scoprirlo solo ora rivedrete parte delle vostre critiche più banali.
Non mi interessa il gioco in sé, infatti, quanto le persone che parlano senza cognizione di causa, tanto per dar fiato alla bocca. A costoro (e solo a costoro: chi muove critiche ragionate ha tutto il mio rispetto) suggerisco di ricordare il noto aforisma: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio.