“Lo chiamavano Jeeg Robot” rientra perfettamente in questa analisi, ma sfonda le pareti imposte dalla sua provenienza, impedendo una categorizzazione tanto schematica – un'operazione che solo un ottima pellicola può riuscire a compiere. Anzi, a conti fatti non si limita a questo, ma evidenzia come il mio stereotipare (e come me, molti altri lo fanno spesso) sia soltanto una congestione critica, un piccolo malanno analitico perfettamente guaribile.
Questo blog è una valvola di sfogo, un luogo dove posso dar vita ad alcune di quelle ambientazioni su cui fantastico e che alimentano la mia immaginazione
martedì 27 settembre 2016
BlogScreen: Lo chiamavano Jeeg Robot
“Lo chiamavano Jeeg Robot” rientra perfettamente in questa analisi, ma sfonda le pareti imposte dalla sua provenienza, impedendo una categorizzazione tanto schematica – un'operazione che solo un ottima pellicola può riuscire a compiere. Anzi, a conti fatti non si limita a questo, ma evidenzia come il mio stereotipare (e come me, molti altri lo fanno spesso) sia soltanto una congestione critica, un piccolo malanno analitico perfettamente guaribile.
venerdì 23 settembre 2016
La qualità meno evidente
lunedì 19 settembre 2016
BlogScreen: Alla ricerca di Dory - Finding Dory
venerdì 16 settembre 2016
Recensione: Steelheart
mercoledì 14 settembre 2016
L'essenza di una buona idea
sabato 10 settembre 2016
BlogScreen: Independence Day - Resurgence
Mettersi a fare l'analisi a raggi x al film è inutile, quasi ogni elemento presentato su schermo pare insensato o fuori posto (come l'assemblea di tutti i paesi del mondo, un simil-ONU, che però vede il solo Presidente degli Stati Uniti d'America decidere effettivamente come, quanto e quando difendersi dalla minaccia interplanetaria).
giovedì 8 settembre 2016
L'altra ragione del successo delle App (di giochi)
lunedì 5 settembre 2016
Il Sorriso
venerdì 2 settembre 2016
BlogScreen: Suicide Squad
Comunicazioni di servizio #1
Sarò brevissimo: sono previste altre due poesie per la prossima settimana, ma entro oggi farò uscire un testo ben più corposo, ovvero la (tardiva) recensione di Suicide Squad! Buona lettura!
Blaze
giovedì 1 settembre 2016
Lascia
mercoledì 31 agosto 2016
BlogScreen: The Shallows (Paradise Beach - Dentro l'incubo)
Che dire? Le premesse del film erano piuttosto chiare sin dal trailer, non mi aspettavo chissà cosa... e forse, visto con questo spirito, il film raggiunge pienamente il suo scopo. Non ha la pretesa di porsi a paragone coi grandi colossal che lo hanno preceduto nel trattare il medesimo argomento; nessun confronto, quindi, o almeno nessun guanto di sfida allo “Squalo” o ai suoi sequel, magari giusto un tentativo di svecchiamento rispetto al glorioso passato e una presa di distanza dalle malecopie che hanno affastellato il cinema negli ultimi tempi. Stop. Per il resto, ciò che si percepisce è un puro intento ricreativo. Ora, io non so se dietro al semplice intrattenimento, il regista Jaume Collet-Serra e lo sceneggiatore Anthony Jaswinski avessero pensato di nascondere una qualche morale di fondo, una magari sull'importanza del rispetto della vita e il bisogno di lottare, ma non lo credo. Sì, magari ci sono due o tre riferimenti alla catastrofe portata dall'uomo in luoghi incontaminati, o al fatto che arrendersi equivale a lasciar morire il proprio vero io e le proprie naturali inclinazioni. È persino chiaro l'intento, un po' forzoso, di inspessire la trama di un significato più profondo, quello di un viaggio verso la scoperta di se stessi e della propria forza interiore... tuttavia, l'intento primario rimane preponderante: divertire, alzare la tensione, regalare un po' di emozioni forti a buon prezzo e, perché no?, strappare qualche sorriso nel vedere la protagonista trovare il coraggio per affrontare la sua (improvvisa) nemesi.
lunedì 29 agosto 2016
Recensione: Mistborn - L'Ultimo Impero
Brandon Sanderson |
venerdì 22 luglio 2016
Pokémon Go: tra critiche e complimenti
domenica 3 aprile 2016
La stanza dell'anima mia
C'è
Un luogo nascosto nell'anima mia;
Non è segreto, non serve una chiave:
Basta bussare per poter entrare.
Solo che serve una via precisa,
Una mappa per l'entrata, ma non per l'uscita.
Lasciare quel mondo non è complicato,
Non ci si fa male, non si rischia niente,
Solo bisogna esser ben coscienti
Che tutto si rompe, tanto è delicato.
C'è fantasia e una gran bellezza,
Ci son cocci ovunque e poi debolezza.
Non è un posto triste in cui restare,
Ma più di qualcuno l'ha trovato stretto,
Oppure chiassoso, o confusionario;
Per altri era infantile, per alcuni visionario.
Qualcuno ha apprezzato anche i suoi sogni,
Qualcuno li ha pianti, qualcuno li ha risi.
Ma c'è un abitante, un bambino volgare
Che sente il peso di ogni realtà.
Vorrebbe fuggire da ogni ombra
E dalla rima con cui le racconta:
"C'era una storia, che ormai non c'è più,
C'erano amici, parenti e c'eri anche tu.
C'era un pensiero costante e pieno di vita
C'era la bellezza che sfuggiva tra le dita.
C'era il dolore di una crescita obbligata,
C'erano strani misteri dietro ogni data.
C'era un abisso e un uomo diviso,
C'era un canto magico e c'era il riso.
C'eran dolori mai compresi davvero,
Come il bianco spalmato sul nero.
C'era un pensiero meno contorto,
C'eran amici e una cassa da morto.
Il corpo morto non era il mio,
Ma moriva il mio cuore e forse Dio."
Poi c'è l'adulto, che la rima disdegna,
Dice quel che vuole puntando su altro.
È la fantasia del sentimento che conta,
L'immagine efficace con cui lo si racconta:
"Vivere è un viaggio in canoa,
In una palude, con anime affini,
La barca traballante,
Mentre ti volti di tre quarti
A contemplare la compagnia."
Poi ci sono io, che parlo a metà:
Dell'uno e dell'altro unisco le voci.
La loro magia perciò si compie
Quelle parole volan per la sala,
La stanza vuota dell'anima mia.
Non è un posto segreto, per chi vuol venire,
Ma ci son cocci di sogni, amori perduti,
Fiaccole spente e polvere nera,
Per chi vuol guardare solo l'abisso
E non i sogni che vi danzano sopra.
Ma c'è un adulto, un bambino e ci son io;
Qualche storia sbagliata, una giusta e forse anche Dio.