lunedì 27 aprile 2015

Una poesia in più: Il gioco dell'essere umani

Tiro di scherma con versi e con parole,
in cerca di cosa proprio non saprei dire,
eppure ricordo, e la memoria mi duole.
È un caos sparpagliato che devo riunire.

Penso a com'era, quand'era ieri,
che il mondo sapevo semplificare
e cancellava i pensieri più neri
saper cosa dire e saper cosa fare.

Che fosse vero non ha importanza,
perché ci credevo e tanto bastava;
ma un colpo storto svuota la stanza
delle speranze di chi lì le serbava.

La morte, certo, non è un vento clemente,
porta disordine quando toglie qualcosa,
ma trova spazio nel marasma silente
la vecchia foto che ancor vi riposa.

Non basta l'amore a togliere tutto,
nemmeno quello che sapevi vero,
una delusione non tinge del brutto
il bello invisibile di ciò che già ero.

Non bastan gli amici col loro abbandono,
a cantare la fine di ogni speranza,
non basta il ricordo nascosto in un dono,
non basta il vuoto di questa stanza.

Le urla che non ho, le lacrime invisibili,
i "ciao" senza pensiero, talvolta feroci,
le storie nascoste da maschere credibili...
sono questi i chiodi sulle nostre croci.

Rimango sordo ai tumori del mondo,
alle malattie, alle vite spente per caso.
Ignoro il ruotare di questo piccolo tondo,
ignoro un male reale che ho sotto il naso.

In questo essere umani, che pare un gioco,
non comprendo nessuno, non sembra vero.
Rimpolpo le fila di chi perde con poco:
È questo il fardello, il mio grido più nero.

lunedì 13 aprile 2015

Siamo tutti eroi

Questo post sarà più breve e più serio del solito.
È un periodo particolarmente duro, a lavoro, e conosco o vedo persone che faticano persino più di me ad andare avanti. Ad incassare ancora un colpo.
Non so se vi capita mai di ragionarci su, dato che solitamente si guarda al proprio recinto quando le cose non vanno bene, ma in effetti - senza porsi su piani catastrofici o tragedie singolari - i drammi quotidiani di chi ci sta intorno possono superare di gran lunga i nostri, al punto che ci abituiamo a ignorarli, crogiolandoci in quello che percepiamo in modo diretto. I nostri fardelli.
E questi ultimi non sono poca cosa, eh! Stringiamo i denti anche noi... eppure, si fatica a darsi dell'eroe da soli. Perché? Perché sappiamo che potrebbe andarci peggio.
È a questo punto che mi viene in mente quella ragazza col padre malato che non demorde neanche per un attimo, o il ragazzo che si fa carico delle responsabilità di una famiglia e si prodiga nel poco tempo libero che ha per intraprendere altri sogni, altre strade.
Non bisogna andare lontani. Ti giri attorno e li vedi: donne e uomini che accettano gli insulti del capo assieme alle responsabilità, padri di famiglia che resistono mese dopo mese senza stipendio nell'attesa di vedersi finalmente soddisfatti, madri che incassano ogni genere di angheria - e non col sorriso di chi è invincibile, ma con le lacrime di chi conosce il fine dietro tanta resistenza.
Genitori che farebbero di tutto per i figli e figli che si sentono in colpa a dipendere dai genitori.
Tutti eroi, anche noi. Anche tu, che leggi.
È una riflessione piuttosto semplice, in effetti, ma ci pensi mai?
Forse ci vuole un testo così, una parola di conforto o un'incoraggiamento per superare le grandi difficoltà quotidiane. Un "Forza, tu che stai lottando, non demordere, non arrenderti" detto da un perfetto estraneo. Semplicemente, perché verso noi stessi non saremo mai così clementi, così premurosi.
Beh, quando ci rifletto (e capita di rado, lo ammetto) io lo so.
Ce la possiamo fare, ce la faremo.

Siamo tutti eroi.